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“Non si preoccupi, non c’è più battito”

Dopo il servizio de Le Iene in molti ci vogliono (purtroppo) raccontare la propria esperienza vissuta all’ospedale di Cosenza.

 

 

Oggi ci scrive Brunella …e questa è la sua triste storia:

“Quel reparto, quel maledetto reparto del nostro ospedale. Dove la professionalità è pari a 0, dove nessuno sa mai cosa fare e come farlo. Dove io, persi la mia bimba alla diciannovesima settimana di gestazione e venni trattata come se avessi perso un treno! Dove mi è stato suggerito di riprovarci tanto persa la prima, ne avrei avuto altri! Dove mi è stato proibito di vederla, salutarla, e poco dopo poi venire a sapere che bastava solo un documento da compilare per sapere dove “piangere per la mia bambina”.

La mia bambina che è stata trattata come fosse nulla. Ed io? Sono rimasta da sola in sala parto per due ore. Arrivata in ospedale alle 6 di mattina del 19 luglio 2017 con fortissime contrazioni mi dicono “lei ha il collo dell’utero dilatato ma tanto non si preoccupi perché non c’è più battito”.

Mi portano in sala parto alle 8, da cui esco alle 10 dopo un parto devastante. Dopo che mentre partorivo il collo dell’utero si è richiuso e mi hanno lasciata lì, con la mia piccola metà dentro e metà fuori per più di un’ora, senza ricevere alcun aiuto, se non il supporto di mia madre.

Ho terminato il parto per lo sforzo dovuto al rigurgito dovuto allo stremo delle forze che non avevo più! Da lì della mia bambina non ho saputo più nulla.. non so dove si trova e non so che fine ha fatto. Certo, perché per loro è solo un numero.

Durante il parto ho dovuto pure sopportare le lamentele di un medico che mi disse : <<smettila di urlare mica possiamo stare qua fino all’una che ho altro da fare!>> eh si.. lui aveva altro da fare..
Per non parlare poi del giorno seguente, quando ero distesa sul mio lettino a piangere, abbracciata ad un cuscino.. e sentii una voce dal corridoio, era la dottoressa del raschiamento che disse <<beh, ieri eri tranquilla ed ora stai facendo una tragedia??>>.

Non vedevo l’ora di andar via, non vedevo l’ora di veder chiudere quelle porte alle mie spalle. È stato un trauma. Un trauma che ancora oggi io non posso dimenticare, un trauma che porterò con me per tutta la vita, insieme al ricordo della mia piccola Giorgia, che beh, non è un “perso un treno prenderai l’altro” come l’hanno definita loro!

Lei sarà sempre la mia prima figlia, che a 24 anni avrei tenuto sempre con me!”

 

 Brunella