Notizie ed informazioni di Cosenza e Provincia

Napoli, i perché di un gap ormai incolmabile

Una rosa ampia e di qualità, uno spogliatoio coeso e non solo

La Serie A di quest’anno ha già il suo vincitore: il Napoli. Nonostante sia soltanto febbraio, il gap degli azzurri che li separa dalle inseguitrici è talmente ampio che non servono né scongiuri né cornetti rossi portafortuna da qui a inizio giugno. Il destino, insomma, è già scritto, e non lo dicono soltanto i numeri quanto le seguenti considerazioni che dimostrano come la squadra di Spalletti nel 2022-2023 stia facendo un campionato a sé stante.

I titolari sono più di 11

Partiamo dalla rosa: nessun club di Serie A dispone oggi di 27 calciatori così forti. Guardando al solo reparto offensivo, si nota che i 7 attaccanti, Osimhen, Simeone, Raspadori, Elmas, Politano, Lozano e Kvaratskhelia, potrebbero giocare titolari in qualsiasi squadra. Nel Napoli ne giocano soltanto 3 alla volta; i subentranti quando chiamati in causa non fanno per nulla rimpiangere i titolari. Ricordiamo che Simeone quando Osimhen era ai box per infortunio fu schierato per un mese intero riuscendo a guidare con le sue magie l’attacco. Non se la cava male nemmeno il centrocampo, con i vari Anguissa, Zieliński, Lobotka, Demme e Ndombele, e la difesa, che con l’innesto di Kim Min-jae al posto di Koulibaly è diventata ancor più impenetrabile. Infine, una menzione speciale va al portiere Meret, che avrebbe dovuto lasciare il club e che invece è rimasto ritagliandosi uno spazio da protagonista.

L’unione fa la forza

Oltre al valore della rosa, c’è da dire che il Napoli, salvo sorprese, è vicino alla vittoria dello scudetto grazie anche alla forza dello spogliatoio. Per questi due motivi molti operatori sportivi, tra cui Unibet, segnalano che rimane l’indiziato numero uno per portarsi a casa il titolo; difatti, analizzando anche le quote delle scommesse Serie A, si evince che la squadra di Spalletti rimane la favorita nei principali scontri diretti. Nel calcio non sempre lo spogliatoio è stato così unito come nel caso degli azzurri; anche chi non gioca non solo non fa polemica ma rema nella stessa direzione dei titolarissimi. Una cosa non scontata, considerando che in campo scendono solo in 11. Simeone, per fare un esempio, non fa una piega quando Spalletti lo utilizza per 5-10 minuti a partita – un Osimhen in questo stato di forma non può essere lasciato in panchina. Il Cholito è solito ringraziare per ogni opportunità data, il che ne fa un campioncino di un’umiltà straordinaria. E anche grazie all’umiltà dei gregari che i partenopei vinceranno il loro terzo scudetto, dopo quelli delle stagioni 1986-1987 e 1989-1990.

Il fattore Spalletti

By Pixabay

 

Di lui si parla sempre troppo poco, eppure il trionfo di quest’anno in campionato è anche e soprattutto merito suo. Il riferimento va ovviamente a Spalletti. L’allenatore ex di Inter e Roma, dopo aver rischiato l’esonero durante il suo primo anno con gli azzurri, oggi ha trovato la sua dimensione ideale, cosa che non è riuscita all’ex Gattuso. Non solo perché sa gestire al meglio le risorse a disposizione, ma anche perché sa imporsi quando serve – la litigata con la stella nigeriana di questa estate, con tanto di cacciata dal terreno di gioco, a quanto pare è servita a tutto l’ambiente.