Riceviamo il racconto del nostro lettore:
“Buongiorno, vorrei portare all’attenzione vostra e dell’opinione pubblica, quanto mi è successo l’altra mattina, presso il reparto di psichiatria dell’ospedale dell’Annunziata.
Accompagno mio fratello, regolarmente prenotato per le ore 13, per essere sottoposto a visita psichiatrica, su prescrizione dell’U.V.M. (Unità Valutativa Multidisciplinare) dell’ASP di Rende.
L’U.V.M. è lo strumento operativo chiamato dalla normativa di pianificazione socio-sanitaria vigente a garantire l’integrazione della rete dei servizi sanitari, socio-sanitari e socio-assistenziali a livello territoriale. E’ un’èquipe professionale con competenze multidisciplinari in grado di leggere le esigenze dei cittadini con bisogni sanitari e sociali complessi e con il compito di rilevare e classificare le condizioni di bisogno, per poter disegnare il percorso
ideale di trattamento dell’utente.
Mio fratello purtroppo è affetto da demenza e deve essere valutato per poter entrare in una struttura appropriata e la visita psichiatrica è necessaria per la valutazione da parte dell’U.V.M.
Una volta giunti nel reparto di psichiatria con mio fratello, veniamo accolti da una Dottoressa che ci dice che la visita non doveva essere fatta in ospedale ma al CIM (Centro Igiene Mentale). Io insisto nel dire che la visita psichiatrica era stata prescritta dall’ U.V.M. di Rende e che lo stesso U.V.M. non ha specificato niente sulla struttura che doveva visitare mio fratello.
La Dottoressa comunque, capito l’errore non attribuibile a noi utenti, ha chiamato un suo collega per visitare mio fratello e valutare la sua condizione mentale, per avere la necessaria certificazione da portare all’ U.V.M.
Dopo averlo sottoposto ai rituali test cognitivi, faccio presente con molta educazione che i test cognitivi erano già stati fatti in precedenza e che noi avevamo bisogno della certificazione dello stato mentale di mio fratello, come richiesto dall ‘U.V.M.
A questo punto il Dottore (!), infastidito dalla mia legittima richiesta, ha cominciato ad infierire contro di noi, strappandoci materialmente in faccia i test cognitivi fatti, urlando di avergli fatto perdere tempo e a malo modo ci invita ad uscire dalla sua stanza.
Ho cercato, sempre con educazione, di abbassare i toni e capire il perché di questo comportamento. Mio fratello disabile e soggetto fragile, fortemente alterato dalle urla, ha cercato di difendere la mia persona dagli impropri del Dottore (o presunto tale). Mi é stato impossibile spiegare che, pur ringraziando per i test svolti, gli stessi non sarebbero serviti senza il referto della visita psichiatrica per cui eravamo legittimamente prenotati.
Nel caos generale, con un paziente visibilmente in difficoltà e toni da far west, il Dottore forse pensava di trovarsi coinvolto in alterco da bar, e non di ricoprire un ruolo pubblico, in una struttura pubblica, ha pensato bene di inveire contro il paziente urlando e minacciando testualmente “ti faccio la faccia tanta”…
Una situazione di incredulità mista a sgomento, davanti ad un intero reparto che minaccia un TSO per mio fratello (il paziente che a suo modo cercava di far valere il suo diritto alla prestazione per cui era prenotato) e mostra solidarietà invece per il medico maleducato e assolutamente fuori luogo che abusa in modi e toni.
Si consuma per l’ennesima volta la trama di quel film in cui quando si é di fronte ad un camice e in generale ad un erogatore di un servizio pubblico, il povero cittadino o paziente deve quasi chiedere per favore per vedersi riconosciuto un diritto e chi é dall altro lato si sente invece nella facoltà di dimenticare educazione e modi che starebbero invece alla base della società civile.
Il medico in questione verrà denunciato al Direttore Sanitario e ci auguriamo che portarvi a conoscenza di quanto accaduto sia un modo per invitare tutti a non consentire più cose del genere.”
(Lettera firmata)