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Lettere 2.0: “Lo spreco di cibo che ho visto in ospedale è una sconfitta per tutti noi”

Riceviamo le parole di una nostra lettrice:

 

 

Alcuni mesi fa sono stata ricoverata quattro giorni all’Ospedale Civile di Cosenza, l’Annunziata.

Non ho ancora elaborato completamente l’esperienza perché ho trovato di tutto: belle e brutte persone; grandi e piccoli lavoratori; mancanze strutturali e organizzative e nello stesso tempo tanta voglia di sopperire a queste da parte di alcuni operatori. Insomma di tutto, ma grazie a Dio ne sono uscita bene.

Quello che vorrei portare all’attenzione pubblica è invece un dettaglio che riguarda lo spreco di cibo, sempre grave, ancor più in tempi come quelli che stiamo vivendo, che vedono aumentare il numero di coloro che vivono in povertà.

Già il primo giorno, in stanza, la mia attenzione è caduta sul piccolo ed unico tavolino, 70×50, sul quale 3 pazienti, che poi erano 4 per un letto aggiunto, dovrebbero consumare i pasti. Sul tavolino c’erano molti pacchi monodose da due fette biscottate, ed anche le monodose di marmellata.

Nei giorni successivi ho capito il perché, accade infatti, sistematicamente ogni mattina, che al servizio di colazione vengano lasciati 2 pacchi di fette biscottate e due di marmellata per ogni paziente, insieme alla bevanda calda.

Questi prodotti vengono lasciati anche se il paziente li rifiuta apertamente dicendolo all’operatore, il quale probabilmente non può decidere altrimenti. Una volta sul tavolino restano lì, nessuno li ritira più, io stessa ne ho costruite svariate torri per tenerle in ordine e liberare lo spazio necessario per mangiare.

C’è poi il passo successivo: sono lì, nessuno le vuole, e passano le signore delle pulizie, le quali non si permettono di prenderle, né di buttarle, ma chiedono ai pazienti di farle sparire perché, testuali parole, “il dottore quando fa il giro non vuole vedere disordine”.

Questo è stato detto a me personalmente che ero l’unica paziente a muovermi di più e la più vicina al tavolino. Fine dei prodotti? Vengono buttati nei rifiuti, nuovi, integri e commestibili.

Uno spreco creato da un processo burocratico: 10 ricoverati? 10 porzioni che devono uscire, a prescindere dal consumo o meno delle stesse, senza ascoltare, senza volersi accorgere di che fine fanno.

Ho fatto presente la cosa agli operatori del reparto, ma tutti hanno fatto spallucce, probabilmente consapevoli di non poter fare nulla contro un meccanismo cieco al quale già sono state portate istanze cadute inascoltate.

Resta il fatto che buttare il cibo è una delle più grandi sconfitte per l’uomo, e questo spreco, forse piccolo, ma continuativo, offende il sistema pubblico, i contribuenti ed il buon senso.

(Lettera firmata)