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Lettere 2.0: “Rimandata a casa dal pronto soccorso… Ed alla fine mi restavano 24 ore di vita”

Riceviamo la storia della nostra lettrice Alessia: 

 

 

 

“Buongiorno, vi racconto la mia esperienza di malasanità di poche settimane fa presso l’Ospedale Annunziata di Cosenza.

Tutto ebbe inizio quando durante la giornata di Domenica 10 ottobre si presentarono fortissimi crampi e dolori pelvici, così forti da non riuscire nemmeno a muovermi.

Decisi però di fare una doccia in caso diminuisse il dolore ma, durante essa, mi sentii male in quanto ebbi un calo di pressione quasi da svenire, decisi allora di recarmi in guardia medica, dove non avendo nessun strumento diagnostico a disposizione mi disse di tornare a casa e prendere una tachipirina, nel momento in cui mi alzai dalla sedia, collassai.

Dopo questo episodio la guardia medica decise di chiamare l’ambulanza, dopo 30 minuti dal suo arrivo la dottoressa che arrivò, senza visitarmi mi diagnosticó una cistite.

Ritornai a casa, presi una tachipirina ma non ne ebbi beneficio.

Il giorno dopo contattai il mio medico curante in quanto i dolori aumentavano, mi consigliò di fare un esame urgente di emocromo, dove risultarono molto alti i valori dei globuli bianchi, decisi così, anche sotto consiglio medico di recarmi presso il pronto soccorso di Cosenza.

Arrivai verso mezzogiorno e mi fecero solo un elettrocardiogramma al momento, poi restai in sala d’attesa per ben 5 ore seduta su scomode sedie di legno, dove poi mi chiamarono per la prima visita dalla Dottoressa di turno che mi mandò a fare un ecografia addominale dove l’ecografo mi disse che dovevo fare un ecografia pelvica dal ginecologo ma, risalita in pronto soccorso mi mandarono a fare una tac addominale con contrasto in quanto sospettavano un’appendicite.

Dopo questi due esami mi portarono dal ginecologo dove mi visitò, facendo un ecografia interna e vide che vi era una ciste e sangue ma non si smosse a fare altri esami in quanto lui oltre a dirmi una frase fastidiosa era molto convinto che si trattasse di una gravidanza extra uterina, mi fece fare subito la beta e mi rimandarono in sala d’attesa dove io continuavo ad avere fortissimi dolori così dopo un’ora seduta su sgabelli scomodi decisi di lamentarmi con un infermiere, dove mi disse che tutti i risultati erano negativi, soprattutto quello della Beta.

Vedendo però che io continuavo a lamentarmi di dolori allucinanti e vedendo che i risultati risultarono negativi non approfondirono su cosa fosse il problema vero e mi mandarono a casa con una diagnosi di dolori addominali e stipsi, affidandomi una dieta liquida, clistere e fermenti lattici ma non funzionarono in quanto il problema era altro.

Decisi così mercoledì mattina, sempre sotto consiglio medico di ripetere gli esami di emocromo e risultarono con valori non nella norma, in quanto si erano abbassati piastrine, globuli rossi ed emoglobina,

Vedendo ciò decisi di chiamare d’urgenza qualche ginecologo privato in quanto pensavo che il problema fosse a livello ginecologico dopo le parole di cisti e sangue del pronto soccorso, non riuscii ad avere un appuntamento al più presto possibile, i dolori persistevano, così mandai i miei esami ad un amico di famiglia che li fece vedere subito ad uno specialista e subito venni contattata per fare un ricovero d’urgenza presso l’ospedale di Belvedere Marittimo.

Giunta presso questa struttura mi fecero subito gli accertamenti e un’ecografia pelvica d’urgenza dove mi diagnosticarono subito la presenza di una ciste ovarica di 24 mm e una notevole macchia di sangue nell’addome, nella mattina successiva venni visitata subito dal chirurgo dove disse che mi avrebbe fatto un esame di laparoscopia diagnostica per esplorare meglio all’interno, durante l’intervento riscontrarono ciò che era stato visto in precedenza nell’ecografia della sera e quindi intervenirono d’urgenza per un emoperitoneo da corpo luteo emorragico in quanto mi rimanevano 24 ore di vita.

Vi scrivo ciò in quanto sono disgustata e amareggiata dell’incompetenza e malasanità che vige nella struttura ospedaliera di Cosenza, dove non sono riusciti a capire e diagnosticarmi la grande gravità del mio problema.”

 

Alessia, 22 anni