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Richiesta ed erogazione di Cure Palliative in Calabria. Le riflessioni del Dott. Bonaventura Lazzaro

Riceviamo la riflessione del Direttore Sanitario e Responsabile Hospice Centro Clinico San Vitaliano

 

 

Le Cure Palliative, insieme alla Terapia del Dolore, sono entrate a far parte delle prestazioni che, per effetto della Legge 38 del 2010, il Servizio Sanitario è tenuto ad erogare ad ogni cittadino che ne abbia necessità, e in ogni luogo di Cura.

Sono un complesso di prestazioni a basso costo che, erogate in forma multiprofessionale, sono destinate a pazienti con prognosi infausta a medio-breve termine, con l’obiettivo primario di assicurare loro una dignitosa prosecuzione dei trattamenti sintomatici (dolore in primis) e con l’obiettivo connesso di essere un supporto/sollievo per le famiglie.

A Catanzaro una pioneristica Unità di Cure Palliative, è stata inaugurata all’interno dell’A.O. Pugliese-Ciaccio nel 2008, dotata alla sua nascita di due posti letto di degenza ordinaria e due posti letto in Day-Hospital, in seguito ridimensionata all’attuale assetto che prevede solo due posti letto in D.H.

Da alcuni anni, allo scopo di rispettare i LEA, che lo imponevano, la Regione Calabria ha deliberato, e resi operativi, alcuni Hospice per l’erogazione in regime residenziale di Cure Palliative, e attualmente in tutto il territorio Regionale sono operativi cinque Hospice, tutti dotati di dieci posti letto, di cui uno nella Città di Catanzaro, all’interno del Centro Clinico San Vitaliano.

Chi scrive ha vissuto in prima persona l’iter delle Cure Palliative a Catanzaro, avendo “aperto” e diretto nel 2008 l’Unità Operativa Ospedaliera di cui sopra, ed essendo attualmente, dal 2018, Direttore Sanitario e responsabile dell’Hospice San Vitaliano di Catanzaro.

Le Cure Palliative sono destinate a pazienti per i quali, completato un iter medico di tipo specialistico, si prevede un periodo di progressione di malattia e la necessità di adeguate terapie di supporto che allevino i sintomi e conducano all’exitus in condizioni che preservino la dignità del paziente e della famiglia.

La quantità di posti letto disponibile in Hospice e la quantità di prestazioni di Cure Palliative erogabili a domicilio in convenzione con il Servizio Sanitario Regionale è stabilita in base alla popolazione, e il suo pieno utilizzo, essendo prestazioni a basso costo rispetto a tutte le altre prestazioni specialistiche, rappresenta in alcune Regioni un parametro di efficacia del Servizio Sanitario e della capacità amministrativa dell’intero Sistema.

Allo stato attuale l’indice di utilizzo dei posti letto nell’Hospice è inferiore al prevedibile, in una percentuale che negli ultimi tre anni non ha visto variazioni significative, a fronte di un utilizzo a volte problematico della degenza ospedaliera, con costi di gran lunga superiori per la collettività, e a scapito di una razionale e regolare erogazione di servizi da parte di Reparti vocati ad altre e più specialistiche prestazioni, e di una meno puntuale soddisfazione per l’utenza.

L’accesso alle Cure Palliative (Hospice e terapie domiciliari) non è adeguatamente facilitato da un iter burocratico ancora troppo articolato e dai tempi troppo dilatati, non consono ad una utenza già provata dalle circostanze, e bisognosa di percorsi facilitati e più brevi.

Anche la selezione dei pazienti finisce per tenere conto di parametri non sempre significativi e non del tutto prevedibili in pazienti dall’equilibrio clinico per definizione instabile, e bisognosi di un processo di accoglienza più snello ed efficace (la legge 38/10 già citata non restringe ai soli pazienti oncologici il ricorso alla Cure Palliative e al ricovero in Hospice, e il criterio della prognosi non è spesso idoneo in quanto di difficile quantificazione in tempo di vita residuo, e in quanto il bisogno di assistenza non può per definizione essere ristretto ad un arco temporale rigidamente definito).

La necessità di queste righe non nasce esclusivamente da una personale insoddisfazione professionale, né può essere dettata da sole motivazioni economico/amministrative, ma è frutto di una riflessione sviluppata negli anni, che da una parte vede inattuato un virtuoso percorso di crescita culturale sanitaria, e dall’altra vede frustrato, con consapevolezza, un bisogno sociale di supporto sanitario per la collettività, che finisce fatalmente per essere indirizzata, in una logica ospedalocentrica, verso percorsi non idonei, penalizzanti per altri pazienti, e in definitiva enormemente più costosi, anche economicamente, per tutti.

Riterrei inoltre che all’interno del Sistema Sanitario, fatte le dovute riflessioni in merito, ove ritenuto necessario in base a quanto esposto, e individuati più idonei percorsi e finalità, dovrebbe essere incentivato l’operato di professionisti che all’interno dei Distretti sono deputati alla selezione dei pazienti, al fine di conseguire un più razionale utilizzo delle strutture a basso costo, e utilizzando tale indice come parametro di valutazione del loro operato.

Alla luce di quanto sopra ritengo che in un’ottica di ottimizzazione dell’assistenza e dell’erogazione delle Cure Palliative, possa essere rivisto l’intero processo che conduce dalla richiesta di ricovero (o di assistenza domiciliare) alla concessione dell’autorizzazione, tenendo presente che ogni passaggio o step burocratico nasconde la possibilità di comportamenti non omogenei nei confronti dell’utenza e il conseguente rischio di iniquità seppure involontarie nella selezione dei pazienti. Va in ultimo ricordato che si tratta di ricoveri in Hospice e prestazioni domiciliari già contabilizzate e finanziate dal SSR, e la cui mancata erogazione renderebbe problematico il mantenimento dei LEA regionali.

Dott. Bonaventura Lazzaro