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Vittima di Stalking a Cosenza – La storia raccontata dal blog di Beppe Grillo

Riceviamo la segnalazione da un amico della vittima… “di Cosenza”:

 

 

Di Beppe GrilloPubblico la lettera di una donna vittima di stalking, sperando che casi come questo non siano all’ordine del giorno.

La violenza non è solo uno schiaffo o portare dei lividi sul corpo, è molto di più.

E’ vergogna, è paura, è ansia, è timore di non essere compresi, è timore di non essere creduti, è, sopratutto la consapevolezza di scontrarsi con un muro di gomma quale l’omertà o la consapevolezza che chi è preposto non ti aiuti.

Magari puoi anche accettare e fare i conti con l’omertà intorno a te, ma l’omertà e l’abbandono da parte delle Istituzioni cui ti rivolgi, per chiedere tutela, protezione, aiuto e supporto, non si possono accettare.

Da anni si leggono articoli ovunque, su testate giornalistiche locali, nazionali e sui social, dove Forze dell’Ordine ed Enti vari avviano continue e svariate campagne per sensibilizzare le donne, che subiscono silenziosamente violenza, a denunciare, ad uscire dal silenzio, a farsi coraggio e sopratutto a fidarsi ed affidarsi alle Istituzioni, denunciando e gridando contro chi non ha rispetto per niente e per nessuno, facendo leva in modo vigliacco su stati di ansia e paura.

E poi? Cosa succede? Difficile immaginarlo se non hai “toccato con mano”.

Ma io si, lo so bene. E voglio raccontare la mia storia. Ecco nello specifico cosa succede:

Varchi la soglia dell’Istituzione alla quale decidi di chiedere aiuto e tutela, dopo un’enorme sofferenza e disagio (difficile da spiegare e quasi impossibile da comprendere) con un senso finalmente di sollievo e pensando che ti accoglieranno, dandoti tranquillità e serenità e senso di protezione. Invece, sin dal primo approccio, incontri atteggiamenti ostili. Vorresti sentirti dire “tranquilla, ora ci siamo noi”, invece trovi scarsa considerazione, atteggiamenti volti a scoraggiarti, sguardi solo di curiosità, nessuno che ti dà il beneficio del dubbio. Sei “sbattuta “, con poca professionalità e poco tatto, da un ufficio all’altro; la tua richiesta scritta – nonostante hai appreso dalle varie campagne di sensibilizzazione, che c’è un ufficio e gente che dovrebbe occuparsi solo di te perchè creato solo per quello – passa da un dipendente all’altro, il quale, dopo aver letto, guarda caso, non è l’addetto preposto ad apporre una semplice firma e un protocollo sulla tua denuncia/richiesta di aiuto.

Non c’è una persona alle 9.30 del mattino, a metà settimana, ad accogliere una donna che chiede aiuto, non c’è una sola persona che ti fà accomodare in un ufficio, ma attendi nei vari corridoi, mentre, oltre 15 impiegati, a turno, si fanno il passamano della tua richiesta di aiuto, facendo ognuno le opportune chiamate di rito (a non so chi), allontanandosi da te o chiudendo la porta davanti a te, che attendi sempre in piedi nel corridoio….

Fonte e lettera completa qui: BeppeGrillo.it