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E’ nelle librerie “Cosangeles”: racconti noir scritti da Paride Leporace

“Cosangeles” è il primo libro di racconti del giornalista calabrese

 

 

 

Queste le parole di Paride Leporace:

«Cosenza è la mia città.

Ci sono nato.

Qui ho studiato dalle elementari all’Università di Arcavacata, negli anni Settanta dipinta come un covo di terroristi, ma non era proprio così.

In questa città del Sud, con un po’ di spocchia definita l’Atene di Calabria per aver dato i natali a Telesio e a molti intellettuali eretici, ho incontrato l’amore per il calcio e la squadra locale, le culture alternative.

Qui ho iniziato il mio mestiere da giornalista. Sono spesso partito. Per viaggiare, seguire concerti, andare a conoscere il mondo.

Nel corso del tempo ne ho raccontato sulle pagine dei giornali e sui social le storie non illustri, le donne e gli uomini, la cronaca nera e quella di costume.

Sono diventato un narratore di questa città anche dalla Basilicata dove vivo da un decennio, così vicino, così lontano dalla mia Cosenza.

Attraverso Facebook sono entrato in contatto con Giuseppe Picciotto, esiliato volontario in Olanda, ad Alkmar, città in cui gestisce il ristorante italiano “Mamma Peppino”.

Molte vite quelle di Peppino: attore di cinema e teatro off, pubblicitario, commerciante, playboy che si è accompagnato ad aristocratiche romane, gestore di locali, biscazziere, cartaro di tarocchi e di cartine, antieroe bruzio per eccellenza.

Riprendiamo i contatti a distanza e viene naturale organizzare la rimpatriata.

Vent’anni dopo, come in un libro di Dumas, con la mia famiglia, mia moglie Lucia e i miei due figli Tullio e Rosa andiamo a trovare Peppino.

In una serata indimenticabile nel ristorante che gestisce con la compagna le bottiglie di vino che accompagnano le pietanze non si contano.

Non ci vedevamo da una vita e i ricordi si addensano nelle chiacchiere e Peppino non riesce a credere che io conoscessi tanti aneddoti della sua vita che si aggiungevano a sue inedite narrazioni.

La più celebre quella di aver inventato su un set di un film con Ornella Muti e Paolo Villaggio il termine Cosangeles, oggi molto adoperato anche dai più giovani.

Lucia, mia moglie, a fine serata mi ha detto ma perché non scrivi un libro?

In effetti la biografia di Jo Pinter era degna di un romanzo.

Al ritorno ci aspettava il lockdown.

Quale migliore occasione per mettersi al computer.

Sono nati undici racconti che formano un romanzo.

Picciotto è Jo Pinter, Ciccio Paradiso il mio alter ego, sono i due protagonisti che si rincorrono in storie noir e picaresche che ricordano i fumetti di Pazienza.

Jo Pinter è per me quello che Neal Cassady rappresentò per Jack Kerouac quando scrisse “Sulla Strada”.

Senza i racconti di Cassady allo scrittore non ci sarebbe stato “On the road”.

Senza Peppino non ci sarebbe stato “Cosangeles”.

Ho mandato il manoscritto alla casa editrice ed è molto piaciuto.

Ora il libro è stato pubblicato. Piace.

“Cosenza era la sua città, e lo sarebbe sempre stata. Sì, come quella di Isac Allen nel film “Manhattan”.

Non si sceglie dove si nasce, scegli, se sei fortunato, dove morire».

Questo è l’incipit. Il resto sta nelle altre 170 pagine.”

“Cosangeles”  è disponibile su tutte le piattaforme e nelle librerie.