Notizie ed informazioni di Cosenza e Provincia

“Grazie al Rotaract Club Rende mia ‘sorella speciale’ Marika oggi inizia la terapia equina”

0

Riceviamo dalla nostra lettrice Brunella:

 

 

 

Oggi, 22 Febbraio alle ore 15.00, presso il Centro Equestre Rendese di proprietà del signor Giorgio Bilotta, con la collaborazione dell’addestratrice Marta Michalak, ci sarà la consegna ufficiale dei documenti per l’inizio del corso di equitazione di mia sorella Marika, gentilmente offerto dall’Associazione “Rotaract Club Rende”.

Vorrei con l’occasione condividere con voi il pensiero di un genitore di un “Bimbo Speciale”:

Sala Parto, il medico ci guarda e dice: “vostra figlia è una bimba Speciale“. Il Mondo ci è crollato addosso, devastato da tanti pensieri e preoccupazioni. Quanto è comune, silenziosa o gridata, la sensazione di non farcela in tanti genitori? Quali possono essere le strategie per affrontare la vita con un figlio disabile?

Non ci sono, credo, ricette vincenti. Molto dipende dalle risorse individuali, che spesso si scoprono solo se si è costretti a confrontarsi con un evento tanto straordinario e indesiderato quale è la nascita di un figlio “SPECIALE”. Si può trovare conforto nella fede (sempre), aiuto nei parenti (non sempre), oggi anche nei farmaci antidepressivi e nelle psicoterapie. Il lavoro è un prezioso rifugio che anestetizza dal senso di inadeguatezza e dal dolore delle preoccupazioni. Le reazioni sono diverse e annullano le differenze sociali ed economiche, ma hanno tutte un minimo comune denominatore: la necessità di raggiungere un equilibrio, da rinegoziare negli anni, che sappia riscoprire il vero senso della Vita, nonostante sia “diversa” e sia vissuta con un figlio “SPECIALE”.

Le strutture restano carenti, quanto inesistenti. Dalla Scuola con i suoi insegnanti di sostegno “riciclati” quando ci sono, la scarsità di assistenti ed un’integrazione approssimativa; al mondo del lavoro, così furbo nell’aggirare la normativa sulle assunzioni. E un povero genitore si scontra continuamente con la cronica mancanza di informazioni e con la continua esclusione del figlio.

Occorre uscire dal proprio dolore però, e cercare di raggiungere un, sia pur precario, stato di serenità per poter agire a vantaggio del figlio. Senza paura di chiedere aiuto, sconfiggendo la sensazione che gli altri non capiscano e non possano condividere.

E allora torno a pensare che bisogna agire in prima persona: chiedere, forse addirittura pretendere, non solo che i servizi migliorino, che gli insegnanti di sostegno siano più qualificati, che ci sia più rispetto per il figlio disabile e per la sua famiglia, ma soprattutto ROMPERE L’ISOLAMENTO.

 

(Brunella Alex Stancati)